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domenica 11 settembre 2016

ANTIBIOTICI E ANTIBIOTICO RESISTENZA - ANIMALI DA ALLEVAMENTO.



La responsabilità della comparsa della farmaco resistenza è stata attribuita in gran parte ad un uso generalizzato degli antibiotici negli allevamenti zootecnici con lo scopo di prevenire la diffusione delle malattie infettive.
 Il pericolo maggiore è comunque legato alla diffusione nell’ambiente di microrganismi farmacoresistenti ed alla possibilità di contagio per le persone che vengono a trovarsi negli ambienti contaminati.

Data di pubblicazione MINSAN : ultimo aggiornamento 12 febbraio 2016

 

Uso responsabile degli antibiotici


 Nel settore degli animali da reddito, il corretto utilizzo degli antimicrobici, oltre a prevenire la presenza di residui negli alimenti, è indispensabile per garantire l’efficacia delle terapie e limitare l’insorgenza di germi resistenti
Anche il settore degli animali da compagnia gioca un ruolo importante nella riduzione e nella prevenzione della diffusione della resistenza.
L’opuscolo Uso corretto degli antibiotici negli animali da compagnia fornisce ai proprietari degli animali ed al veterinario curante informazioni utili sull’argomento.

 

 Il ruolo del veterinario curante

Il veterinario curante deve educare i proprietari degli animali alla corretta gestione degli stessi o del relativo sistema di allevamento al fine di prevenire le malattie comuni.
Deve, inoltre, assicurarsi che gli antimicrobici, così come gli altri farmaci, vengano utilizzati solo secondo prescrizione (dosaggio e durata), limitarne la somministrazione esclusivamente ad animali malati o a rischio concreto di ammalarsi e, possibilmente, solo dopo aver eseguito una diagnosi certa anche avvalendosi di idonee indagini di laboratorio.

E' importante che tutti  abbiano piena padronanza dei concetti basilari inerenti l’uso responsabile degli antimicrobici, che vengono brevemente sintetizzati nei seguenti concetti:
  • l’uso degli antimicrobici deve essere evitato laddove vi sia la possibilità di una terapia sostitutiva
  • gli antimicrobici non utilizzati in medicina umana dovrebbero essere quelli di prima scelta rispetto a molecole della stessa classe usate in medicina umana
  • l’antimicrobico deve essere scelto in base alla sensibilità della specie batterica bersaglio e somministrato a dosi e per le vie indicate nel foglietto illustrativo, come da autorizzazione all’immissione in commercio
  • la scelta del medicinale e della via di somministrazione dovrebbe essere basata su dati di laboratorio e sulle indicazioni fornite nel foglietto illustrativo, nonché supportata da eventuali ulteriori informazioni disponibili e aggiornate in relazione a farmacocinetica e farmacodinamica
  • vanno utilizzati sempre prodotti registrati per il trattamento della patologia specifica
  • la necessità dell’uso metafilattico degli antimicrobici dovrebbe essere attentamente valutata e limitata ai casi in cui l’evidenza indichi che l’animale/i sia/no a reale rischio di infezione e che tale tipo di utilizzo effettivamente possa ridurre la mortalità e/o morbilità nel gruppo
  • l’uso degli antimicrobici dovrebbe sempre basarsi sui risultati dell’antibiogramma o, qualora ciò non fosse possibile, la terapia deve basarsi su informazioni epidemiologiche locali (acquisite a livello regionale o di singola azienda) sulla sensibilità dei batteri target
  • antibiotici critici per la salute umana, quali le cefalosporine di 3° e 4° generazione e i (fluoro)chinoloni dovrebbero essere utilizzati solo in base ai risultati dell’antibiogramma e soltanto in situazioni che hanno risposto negativamente o si pensa possano non rispondere a terapia con altri antimicrobici. In relazione al possibile impatto sullo sviluppo di resistenza in patogeni rilevanti per la salute pubblica, l’uso in deroga delle cefalosporine nelle specie da   reddito va evitato
  • va usato sempre l’antimicrobico a spettro più stretto e con la più alta efficacia in vitro nei confronti della specifica specie batterica per minimizzare l’esposizione di popolazioni batteriche non target all’antimicrobico
  • è necessario monitorare periodicamente la sensibilità in vitro e la risposta terapeutica, specialmente per la terapia di routine
  • l’uso locale dell’antimicrobico deve essere generalmente preferito a quello sistemico, salvo per i prodotti con questa indicazione specifica
  • il trattamento di casi cronici dovrebbe essere evitato, qualora si prevedano scarse possibilità di successo
  • gli antimicrobici con efficacia specifica nei confronti degli MRSA (Methicillin-Resistant Staphylococcus Aureus) non devono essere utilizzati in ambito veterinario. Inoltre, Poiché per tali sostanze non sono stati stabiliti MRL, ciò ne preclude qualsiasi possibilità di utilizzo negli animali da reddito. i protocolli chirurgici dovrebbero enfatizzare l’utilizzo di rigide procedure di asepsi in luogo della profilassi medica basata sull’impiego degli antimicrobici. Resistant Staphylococcus Aureus) è un qualsiasi ceppo di Staphylococcus aureus che si è evoluto sviluppando una resistenza agli antibiotici beta-lattamici, che comprendono le penicilline (meticillina, dicloxacillina, nafcillina, oxacillina, ecc.) e le cefalosporine (eccetto la recente ceftarolina). Le manifestazioni cliniche sono le stesse dello Staphylococcus aureus sensibile, le più diffuse sono: infezione di cute e tessuti molli, endocardite, polmonite, sepsi e sindrome da shock tossico.
  • gli antimicrobici devono essere usati conformemente alle indicazioni e posologie autorizzate
  • la combinazione empirica di farmaci diversi ed in particolare dei “cocktail di antimicrobici” dovrebbe essere evitata
  • l’uso di antimicrobici quando non è necessario va evitato (infezioni virali, infezioni auto-limitanti)
  • l’eventuale mancata risposta clinica a un trattamento terapeutico deve essere immediatamente comunicata all’Autorità Competente, secondo quanto prescritto dalla normativa , ma potrebbe essere che il farmaco è inadeguato e la patologia è una altra

Adempimenti per i proprietari degli animali e per gli allevatori

I  proprietari degli animali da affezione o da reddito devono essere consapevoli che spesso bastano pochi e semplici accorgimenti finalizzati al miglioramento delle condizioni ambientali, nutrizionali e igienico-sanitarie degli animali assistiti per garantire loro le condizioni fisiche e il benessere necessari allo sviluppo di una solida immunità che li protegga dagli agenti patogeni provenienti dall’ambiente esterno. Questo permetterà di ridurre quanto più possibile l’uso degli antimicrobici e dei farmaci in genere. Anche nel caso in cui l’impiego di prodotti antimicrobici si renda necessario è importante che chi ha in custodia l’animale sia adeguatamente informato sulla corretta gestione della terapia prescritta dal veterinario curante.
I concetti sopra richiamati possono essere schematicamente tradotti nelle seguenti pratiche di carattere generale:
  1. prevenire le malattie comuni con sistemi di allevamento adeguati finalizzati a garantire
    • idonee condizioni igienico sanitarie
    • alta qualità dei mangimi
    • protezione dagli agenti atmosferici
    • attuazione di idonee misure di biosicurezza
    • utilizzo di vaccini
    • esami clinici regolari
    • controllo dei parassiti
  2. collaborare attivamente con il veterinario curante/aziendale per individuare le opzioni terapeutiche migliori
  3. utilizzare gli antimicrobici e gli altri farmaci solo come prescritto
  4. stoccare adeguatamente gli antimicrobici e gli altri farmaci ed eliminare i farmaci scaduti o inutilizzati secondo le indicazioni del foglietto illustrativo/etichette o il parere di un veterinario
  5. utilizzare i farmaci in modo da minimizzare la contaminazione ambientale
  6. registrare i trattamenti  nel registro di allevamento
  7. avvisare tempestivamente il veterinario curante in caso di mancata risposta clinica a un trattamento terapeutico.


Antibiotici e animali da affezione.
I  cani, gatti, canarini, conigli ecc., sono suscettibili di malattie infettive come tutti noi e per curarli debbono essere trattati con farmaci antimicrobici. E’ un grave errore somministrare dei farmaci ad uso umano. Si corre il rischio di aggravare le malattie e di accrescere il pericolo della farmacoresistenza. In questi casi il danno può esserci anche per le persone che vivono a contatto con gli animali che potrebbero contrarre microrganismi patogeni farmacoresistenti ed incorrere  a malattie non facilmente curabili.

Cosa fare.
Le sostanze antimicrobiche sono delle formidabili armi per combattere le malattie infettive. Per mantenere inalterata la loro efficacia è assolutamente necessario evitare degli abusi o degli usi sbagliati seguendo in modo rigoroso le indicazioni che i medici e i veterinari forniscono per la terapia delle malattie infettive umane ed animali.
Va sottolineato che i farmaci antimicrobici possono essere acquistati in farmacia soltanto con una prescrizione medica o veterinaria. Bisogna fare molta attenzione ad eventuali offerte su internet che possono non dare le garanzie fornite dalle specialità medicinali registrate.

Va infine ribadito che la cura delle malattie infettive umane ed animali con il sistema “fai da te” può essere molto pericoloso per se stessi ed anche per chi ci sta vicino. (Agostino Macrì)

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