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sabato 24 agosto 2013

NUOVO FOCOLAIO DI INFLUENZA AVIARIA IN ITALIA. E’ il secondo scoperto dal 15 agosto scorso.


 Seicentomila: tante sono le galline ovaiole da abbattere nell'allevamento di Mordano (Bologna), al confine con la provincia di Ravenna, della Società Agricola Fiorin, dove è stato scoperto un secondo focolaio di influenza aviaria del tipo H7N7. Il primo era stato trovato in un allevamento di Ostellato (della Società Agricola San Paolo), nel Ferrarese, dove sono quasi terminate le operazioni di svuotamento e disinfezione, con l'abbattimento di 128mila galline. Entrambi gli allevamenti fanno parte della filiera del gruppo Eurovo. 
 
 
Trasporto polli in Asia
 
    La conferma della presenza in entrambi i luoghi dello stesso virus, tipo A ceppo H7 ad alta virulenza, è stata fornita il 23.08.13 dal Centro nazionale di referenza di Padova (Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie).   Il nuovo focolaio è stato reso noto dal Ministero della Salute che, in stretto coordinamento con le autorità sanitarie locali e regionali, ha fatto sapere che «sono stati intensificati i controlli, la vigilanza veterinaria e le misure di biosicurezza negli allevamenti», e tiene «costantemente informata la Commissione europea». «L'accertamento del nuovo focolaio - spiega la Regione - è avvenuto grazie alla stretta rete di sorveglianza sanitaria messa in campo proprio per il contenimento dell'infezione all'indomani della scoperta del virus nel sito di Ostellato».
Il fatto che le autorità competenti abbiano rilevato un nuovo caso significa che i controlli ci sono, funzionano,  in Italia l'operato per garantire la sicurezza alimentare è efficace». La stessa Eurovo conferma l'assenza di provvedimenti di «allerta alimentare presso gli allevamenti» e ribadisce «la salubrità e la sicurezza alimentare di tutti i prodotti (uova in guscio, ovoprodotti e derivati) per il consumo umano». Come ribadito dal Ministero della Salute e dalla Regione Emilia Romagna - ricorda l'azienda - l'influenza aviaria non rappresenta un problema di sanità pubblica, ma esclusivamente di sanità animale. In corso la valutazione dei danni, ma si opererà «per contenere il più possibile - assicura Eurovo - gli effetti sull'occupazione e l'economia del territorio».

 

Quando la Commissione europea parla di alta patogenicità si riferisce ai polli, che si ammalano e muoiono, ma per l'uomo il ceppo H7N7 non è ad alta patogenicità, ha dato solo un focolaio in Olanda e i sintomi non andavano al di là della congiuntivite, fatta eccezione per un veterinario che si è ammalato gravemente - spiega Giovanni Rezza, epidemiologo dell'Istituto Superiore di Sanità -. Il virus poi passa molto difficilmente da uomo a uomo quindi eventuali epidemie si esauriscono rapidamente». Paradossalmente, spiega l'epidemiologo, l'alta patogenicità è utile ad arginare l'epidemia. «Se il virus è letale per i polli come in questo caso è facile capire dove si trova e adottare le contromisure adeguate - sottolinea Rezza -, caso diverso è invece quello del virus H7N9, che circola in Cina, che non è molto patogenico per i polli ma lo è molto per gli uomini, con il risultato che non si capisce dove sia prima che infetti l'uomo. L'H5N1, quello dell'epidemia più famosa di aviaria, era un mix, con alta patogenicità sia per l'uomo che per i polli».

L'Unità di crisi per l'aviaria (Min. Salute, Regione Emilia-Romagna, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna, IZS delle Venezie, Centro di Referenza nazionale per l'influenza aviaria) si è riunita a Bologna, anche in vista dell'incontro di lunedì alla Commissione europea, dove l'Italia fornirà il quadro della situazione. È stata «ribadita, inoltre, l'assenza di qualunque rischio per l'uomo relativamente al consumo di carni o uova». Il nuovo focolaio evidenzia che siamo di fronte ad un caso grave ed esteso. «È urgente valutare un tavolo interministeriale che coinvolga, oltre al ministero della Salute, anche i ministeri dell'Agricoltura e del Tesoro, visto il danno anche economico che si sta profilando per il settore».

 

Sul fronte sicurezza, spiega il Ministero, le Asl «hanno applicato tutte le misure» per un raggio di 10 km attorno all'azienda, il rintraccio degli animali e dei loro prodotti, l'abbattimento di tutti i volatili in azienda e la pulizia e disinfezione delle strutture. L'obiettivo è evitare che da quelle aree siano spedite verso altrere gioni italiane,  Stati membri e Paesi extra-Ue, «partite di pollame vivo, pollame pronto per deporre uova, pulcini di un giorno e uova da cova».

La Regione per il nuovo caso «ha già emanato un'ordinanza» e prosegue «il monitoraggio degli allevamenti». Asl e Servizi veterinari regionali hanno in corso «tutte le azione utili a isolare il fenomeno» in base ai protocolli di prevenzione dalla diffusione del virus, tra «zone di protezione e sorveglianza» con censimento di «tutte le aziende e gli animali», analisi veterinarie e «controlli straordinari su tutto il territorio regionale».

Il problema di questi ceppi influenzali è che possono mutare con grandissima facilità e possono infettare anche differenti animali. E’ risaputo che il suino è una sorta di moltiplicatore biologico. Significa che nell’organismo del suino, contaminato da un  virus dell’influenza aviaria,  potrebbe avvenire una

modifica tale da renderlo  patogeno per altri animali e quindi anche per l’uomo.  In Asia. Ed in particolare in Cina, l’alto numero di suini e volatili allevati, in particolare anatidi, in promiscuità con l’uomo ed in condizioni  igienico sanitarie scadenti consentono questi “cocktail virologici”  di influenza aviaria che contaminano l’uomo. Questi virus però sono stati talmente modificati che possono addirittura trasferirsi da uomo a uomo, e quindi rischio pandemia.

Si consiglia la lettura:
 Transmission of H7N7 avian influenza A virus to human beings during a large outbreak in commercial poultry farms in the Netherlands. Marion Koopmans, Berry Wilbrink et al.- The Lancet , vol.363-2004

http://www.impact.arq.org/doc/kennisbank/1000010929-1.pdf

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